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via Ventura Vitoni (già via del Vento)
Questa stretta via nel cuore antico di Pistoia, un tempo era indicata come "via maestra del Vento": si diceva, infatti, che qualunque vento soffiasse qui era "tenace e violento". Probabilmente questo fenomeno metereologico è causato dalla conformazione della via, orientata a nord, che stringendosi verso l'imbocco di via della Madonna, provoca un notevole aumento della velocità del vento di tramontana. Nei primi anni del Novecento la strada venne titolata al pistoiese: VENTURA VITONI (Lamporecchio 1442 - Pistoia 1522). Intagliatore del legno e architetto, Ventura Vitoni mosse i primi passi nella bottega del legnaiolo Pietro di Domenico da Lucca, divenendo in seguito capomastro e poi architetto nelle fabbriche di varie chiese cittadine, per la maggior parte concentrate proprio nella zona di via della Madonna, dove le soluzioni architettoniche e spaziali evidenziano lo studio del Rinascimento fiorentino e, in particolare, di Brunelleschi. Nel decennio 1473-1483, Vitoni prese parte alla ritrutturazione del monastero di San Giovanni Battista e, tra la fine del Quattrocento e i primi anni del Cinquecento, fu impegnato nella direzione dei lavori per la costruzione della chiesa della Madonna dell' Umiltà, della quale eseguì un modello ligneo su disegno di Giuliano da Sangallo, e nel progetto della chiesa di Santa Chiara, in via Puccini. Tra il 1500 e il 1513, in "via larga di San Gregorio", oggi corso Gramsci, Vitoni realizzò la chiesa di San Giovanni Battista, distrutta in un bombardamento nella seconda guerra mondiale e ricostruita al "grezzo" negli anni '50 del Novecento. In via della Provvidenza all'angolo con via degli Scalzi, venne costruita su disegno dell'architetto pistoiese la chiesa del Crocifisso della Morte, oggi in mediocre stato di conservazione. via Ventura Vitoni - Casa di Gianna Manzini GIANNA MANZINI (Pistoia 1896 - Roma 1974.) In questa stretta strada che costeggia l'imponente chiesa della Madonna dell'Umiltà una lapide marmorea indica la casa dove visse Gianna Manzini, una della più significative scrittrici del nostro secolo. Nella casa pistoiese di via Ventura Vitoni la Manzini abitò fino a vent' anni, poi, con la separazione dei genitori, si trasferì con la madre a Firenze, mentre il padre Giuseppe, anarchico, venne ritenuto pericoloso dal fascismo e mandato al confino sulla montagna pistoiese, prima a Pracchia e poi a Cutigliano, dove morì nel 1925. A Firenze Gianna frequentò il gruppo di narratori e poeti del circolo culturale le "Giubbe Rosse" tra cui Massimo Bontempelli, Eugenio Montale, ElioVittorini, ed iniziò la sua attività letteraria collaborando a "Solaria" e ad altre importanti riviste. Dalla fine degli anni Venti, i romanzi e i racconti si susseguirono tracciando l'evolversi del suo cammino letterario. Nel 1928 esordì con il romanzo Tempo innamorato, una nota nuova nella letteratura italiana di quegl'anni, al quale seguirono una serie di fortunate pubblicazioni. Tra queste Boscovivo (1932), Forte come un leone (1945), Ho visto il tuo cuore (1950), La Sparviera che vinse il Premio Viareggio nel 1956, Arca di Noè (1960), Ritratti e pretesti (1960). Nel 1971 uscì Ritratto in piedi, vincitore del premio letterario Supercampiello, che racconta la vita del padre. L'ultimo romanzo della Manzini, dal titolo Sulla soglia, venne dedicato alla madre, e la scrittrice vi ripercorre la storia della propria famiglia. Nelle pagine di molte sue opere la Manzini evoca e commemora, in un inteccio tra storia e autobiografia, paesaggi e figure della sua Pistoia. Questo un brano da Ritratto in piedi dedicato alla chiesa della Madonna dell'Umiltà "...e poi la chiesa della Madonna. Quella cupola che, quasi incombente sulla mia casa, mi persuadeva della sua magia, senza che ne comprendessi la bellezza (...)". E ancora un brano dedicato a Pistoia tratto da Forte come un leone "L'aria cresputa dell'Appennino e il verde imminente la rendono ilare e ansiosa. S'alza una bandiera su una torre o un coro di voci per strada, essa con tutte le sue chiese, i suoi palazzi, la sua storia si solleva, come certe donne innamorate quando sospirano. Dietro le mura, le case, voltate le spalle al centro, si aprono in confidenza di fronte ad ampie distese di orti...E i monti sono così lievi e celesti da non sapere di che cosa sono fatti." |
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